Bagnasco comincia con Gesù

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«Sfumando la storicità di Gesù si sfumano i contenuti della fede»


Mons. Angelo Bagnasco ha celebrato, nella Cattedrale di San Lorenzo, la prima Santa Messa dopo la nomina a Presidente della CEI. Presenti i Ministri provinciali delle tre famiglie francescane che stanno svolgendo il loro incontro annuale ad Arenzano…


XXXI Assemblea Generale Dei Ministri Provinciali Francescani d’Italia
Cattedrale di San Lorenzo,
7 marzo 2007

L’Arcivescovo Mons. Angelo Bagnasco in occasione della prima Messa celebrata in San Lorenzo dopo la nomina a Presidente della CEI (07/03/2007)


Carissimi Ministri Provinciali Francescani d’Italia


Cari Fratelli e Sorelle nel Signore!


Sono lieto di celebrare con voi la Santa Eucaristia in questa Cattedrale, cuore della Diocesi. Siete convenuti a Genova per un tempo di riflessione e preghiera all’interno del cammino verso il Centenario delle Origini del Carisma Francescano. Il programma dei vostri incontri è stato intenso e guidato da significative personalità. Avete concentrato intelligenza e cuore sulle realtà decisive dell’esperienza di San Francesco: la vocazione, il crocifisso, il lebbroso, la missione.


Meditando su queste tappe nella luce del Vangelo odierno, sento forti due sollecitazioni.
 
1. San Francesco è un grande segno di speranza.


Egli conferma che la vocazione alla santità, alla quale tutti i battezzati sono chiamati, è veramente possibile, La via che lui ha percorso è singolare e straordinaria. Ha raggiunto una tale configurazione a Gesù che è stato scritto: “Francesco fu l’uomo più assomigliante a Cristo che mai sia venuto al mondo”! Molte sono le vie per la santità: possiamo dire che ogni uomo ha la sua. Ma è anche vero che la strada di Francesco continua ad affascinare e contagiare il mondo intero, spingendo ciascuno a decidersi per Dio con la ferma e consolante convinzione che il Signore dona la sua grazia.


Nel Poverello d’Assisi non solo si afferma che la santità è possibile a tutti, ma anche ne risplende la bellezza. Questa bellezza si manifesta in Francesco come letizia, anzi come perfetta letizia. Non è forse – la gioia lieta e profonda – il frutto maturo della santità del cuore e della vita? E l’atteggiamento di Francesco non era forse di radicale simpatia verso il creato, verso ogni essere vivente in quanto riflesso del volto amoroso di Dio? Il cantico delle creature non esprime forse questo sguardo della fede che ovunque – anche in sorella morte – scorge il dito provvidenziale e misericordioso del Padre? La fede, il porre Dio al primo posto della vita – pensieri, sentimenti, affetti, parole, azioni – conduce ad uno stato di letizia che brilla in modo particolarissimo in San Francesco anche quando, come il Signore Gesù, egli dovrà attraversare i deserti della sofferenza e le croci del corpo e dello spirito. Le stigmate ne sogno il segno fisico palese, ma certamente non il più doloroso. La letizia però non lo ha abbandonato mai.


Quante volte il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato che la fede cristiana – ben lontana dal negare il sapore e lo slancio della vita – è gioia! Essa riflette il grande SI di Dio all’uomo, alla sua esistenza, all’intelligenza e all’amore. I cristiani hanno questo grande compito: testimoniare a tutti e ovunque, con la coerenza seria e lieta del loro esistere, il Si di Dio. Nella serietà anche costosa della vita cristiana si riflette la serietà dell’amore che Dio ha per l’uomo fino alla croce del Figlio; nella gioia del volto si manifesta che Cristo vale ogni sacrificio, perché Egli ha parole di vita eterna, è il senso del nostro vivere e morire, il nostro Destino. Nella forma della letizia vi è dunque una particolare forma dell’annuncio di Cristo, gioia del Padre per l’umanità. Di questo annuncio l’umanità ha oggi bisogno come dell’aria che respira.


Carissimi Amici, siano le vostre Comunità luoghi della serietà e della letizia della fede: di quella serietà che ha portato Francesco a baciare il lebbroso nel quale vedeva Gesù; ma anche della letizia semplice e coinvolgente per avere trovato, meglio per essere stati trovati e raggiunti da Cristo, ragione modello della vostra vita.


2. San Francesco ha preso sul serio l’incarnazione del Figlio di Dio.


Nella Legenda Maior (n. 5), leggiamo: “Al vedere Gesù confitto in croce si sentì sciogliere l’anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse così vivamente nelle più intime viscere del suo cuore che da quel momento quando gli veniva in mente la crocifissione di Cristo gli riusciva a stento di trattenere le lacrime”. La meditazione continua della passione del Signore, l’adorazione profonda della Santissima Eucaristia, la dolcezza che gli procurava sulle labbra il proferire il nome di Gesù, la provvidenziale invenzione del presepe, l’obbedienza pronta e generosa ai Pastori della Chiesa…sono espressioni della radicale sensibilità per il mistero dell’incarnazione di Dio nella storia. Così come la venerazione del Vangelo “sine glossa”.


Anche questo aspetto della figura e della santità di Francesco è quanto mai necessaria nell’ora presente, nella quale il rischio di svuotare la fede è grande. Carissimi, dobbiamo riflettere con attenzione responsabile sul rischio di un cristianesimo senza Cristo e di una religione senza Dio: ciò conduce ad una rarefazione della fede priva della persona di Gesù nella densità della sua persona, della sua vita storica, delle sue parole liberanti e impegnative. La sua visibilità e concretezza ci rivelano il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo. Sfumando la storicità di Gesù, si sfumano i contenuti della fede, e Dio si allontana dall’uomo e dalla sua vita, retrocede in cieli lontani e vaghi. Una lontananza e una vaghezza, una genericità emotiva tale, che Dio diventa insignificante per lo spessore dell’esistenza personale e sociale.


L’esempio di San Francesco ci richiama anche a questo attenzione, perché Dio non venga ridotto ad una universale e impersonale energia del cosmo, ricordando – come riafferma il Concilio Vaticano II – che se Dio si allontana dalle coscienze l’uomo muore.


Cari Fratelli e Sorelle delle Famiglie Francescane! Rinnovo la mia affettuosa stima e sono grato a Dio perché siete parte viva delle nostre Chiese in Italia. Continuiamo a camminare insieme come discepoli dell’unico Maestro e Signore. La figura umile e gigantesca di Francesco sostenga la nostra configurazione a Cristo, il nostro amore alla Chiesa, la testimonianza della letizia cristiana.


+ Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova


 


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