BRESCIA: riconosciuta l’innocenza dei presunti abusatori

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PASQUA DI RESURREZIONE…

Si è finalmente concluso il lungo calvario di un sacerdote, sei maestre e un bidello ingiustamente accusati di abusi su bambini.


Pedofilia a Brescia,
«IL FATTO NON SUSSISTE»


Dopo anni di passione giudiziaria, il 6 aprile a Brescia un gruppo di presunti pedofili (sei maestre d’asilo, un sacerdote e un bidello) sono stati assolti con formula piena al processo di primo grado «perché il fatto non sussiste». Il caso scoppiò quattro anni fa in una scuola materna. Don di Noto: «abbiamo sempre avuto il sospetto che ci fosse stata una esagerata paura, e una gestione della situazione come una “sindrome del giustiziere” che non ha permesso di leggere i fatti ascritti agli imputati, che oggi sono stati assolti»…

Quattro anni di indagini, quattro interminabili anni di sofferenza per tutte le persone coinvolte. E per una città incredula. Ieri la sentenza, pronunciata dal presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Brescia, Francesco Maddalo: assoluzione «perché il fatto non sussiste» per tutti gli otto imputati accusati di abusi nei confronti dei bambini di una scuola materna della città: sei maestre, un bidello e anche un sacerdote. L’istituto è infatti ospitato in una parrocchia del centro storico. La curia bresciana – che non aveva mai smesso di credere fermamente nell’innocenza dei tre ministri di culto in un primo momento coinvolti nell’inchiesta, invitandoli a permanere nei loro incarichi pastorali – si limita ora a un breve commento del vescovo ausiliare, Francesco Beschi, che esprime «soddisfazione per la sentenza, ma allo stesso tempo grande sofferenza per le molte persone coinvolte in questa vicenda». Resta infatti un difficile cammino da intraprendere, perché un’intera comunità ritrovi serenità e concordia. Un invito rivolto anche alle famiglie – per il bene dei soggetti più deboli di questa dolorosa storia, i bambini – arriva da don Fortunato di Noto, presidente dell’associazione Meter che si occupa proprio di abusi sui minori e ha seguito da vicino anche quest’inchiesta: «Non possiamo permetterci di non fare vera giustizia contro chi si macchia di così gravi reati sui bambini, ma dobbiamo anche stare attenti a non cercare il mostro in ogni caso, perché aiuteremmo i veri pedofili a farla sempre franca». Don Di Noto ricorda tutto il tormentato iter: «Per quattro anni, circa 150 udienze, tensioni al limite dell’isterismo e del giustizialismo. Abbiamo cercato di operare nel silenzio per una situazione che richiedeva serenità ed equilibrio, un particolare affetto lo abbiamo mostrato al sacerdote coinvolto, che ha combattuto da sempre gli abusi sessuali». Un sostegno che l’associazione non ha fatto mancare anche alle famiglie, «alle quali sono stati forniti anche chiarimenti tecnici», nel supremo obiettivo di arrivare ad accertare la verità. Ma, sostiene oggi don Di Noto, «abbiamo sempre avuto il sospetto che ci fosse stata una esagerata paura, e una gestione della situazione come una “sindrome del giustiziere” che non ha permesso di leggere i fatti ascritti agli imputati, che oggi sono stati assolti. Ci chiediamo solo a chi dobbiamo chiedere il danno arrecato da un punto di vista psicologico ai bambini e alle loro famiglie». Il sacerdote si dice ancora disponibile a proseguire in questo lavoro: «Dobbiamo oggi chiedere degli atti di pacificazione e di riconciliazione – conclude don Di Noto – ed invitare le famiglie, quando si trovano in situazioni similari ad affidarsi a realtà che con competenza e professionalità possono aiutare nella verità ad accertare i fatti che ledono la dignità dei bambini». Pacato il commento dei legali di parte civile: «Ci siamo stati ed era importante esserci. Il dolore delle mamme e dei papà è comprensibile», dice l’avvocato Renato Bianchi, mentre il collega Stefano Forzani rinvia una valutazione «più articolata», alla lettura delle motivazioni della sentenza. Mentre uno dei legali degli imputati, l’avvocato Giuseppe Frigo, sottolinea come la sentenza debba ora riportare serenità in tutti. Un auspicio che è anche dell’amministrazione comunale, cha parla di «anni difficili», per le famiglie, per gli imputati, soprattutto per le due maestre arrestate, e per la stessa Giunta, «destinataria di una campagna denigratoria a base di processi sommari», ricorda il sindaco Paolo Corsini. Che, alla luce della sentenza di piena assoluzione di tutti gli imputati della scuola materna “Sorelli”, invita ora «l’intera comunità a riflettere».


di Angelo Picariello
AVVENIRE 7 aprile 2007