Appello del cardinal Martino a non porre fine alla vita di Terri Schiavo

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 24 febbraio 2005 (ZENIT.org).- Il cardinale Renato Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha lanciato un appello affinché venga risparmiata la vita di Terri Schiavo, prolungata di altre 48 ore da un giudice della Florida. Terri Schiavo, una donna statunitense di quarant’anni, ha subito gravi danni cerebrali quando nel 1990 il suo cuore ha cessato di battere a causa di un problema alimentare.

La Schiavo, attualmente ricoverata in un ospedale della zona di Tampa (Florida), può respirare autonomamente, ma dipende da una sonda per l’alimentazione e l’idratazione e quindi la sopravvivenza. Michael Schiavo, il marito, non vuole che sia mantenuta in vita in questo modo e chiede l’interruzione dell’alimentazione così che possa morire.


Ma i genitori di Terri Schiavo, Robert e Mary Schindler, hanno rifiutato questa proposta e sostengono che la loro figlia potrebbe recuperare le sue facoltà mentali.


La proroga voluta del giudice della Florida, George Creer, è stata decisa un’ora prima che scadesse una precedente ordinanza che aveva bloccato l’iter dell’eutanasia.


Il giudice, il quale ha stabilito che le macchine che tengono in vita la Schiavo non saranno toccate fino alle 17.00 di venerdì, ora locale (le 23.00 in Italia), prende tempo per poter ascoltare le argomentazioni dei genitori dell’inferma e dare loro possibilità di continuare a perseguire altre vie giudiziarie.


“Se il signor Schiavo riuscisse legalmente a provocare la morte di sua moglie, questo non soltanto sarebbe tragico in se stesso, ma sarebbe un grave passo verso l’approvazione legale dell’eutanasia negli Stati Uniti”, ha afferma il cardinal Martino in alcune dichiarazioni concesse a “Radio Vaticana”.


“Dovuto al peso che hanno le decisioni giudiziarie in quel Paese, nella formazione del diritto”, ha poi aggiunto..


“E vorrei ricordare in proposito quanto il Santo Padre ha detto nei giorni scorsi alla Pontificia Accademia della Vita, ribadendo che la qualità della vita non va interpretata come efficienza economica, bellezza e godibilità della vita fisica, ma consiste nella suprema dignità di creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Nessuno può esserne arbitro se non Dio stesso”, ha così concluso.


Data pubblicazione: 2005-02-24 www.zenit.org