Adel Smith assolto dall’accusa di vilipendio della religione cattolica

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Offese il Crocefisso. Adel Smith assolto


Il tribunale di Roma ha giudicato le parole di Adel Smith “non offensive e rientranti nel diritto della libera opinione e della manifestazione del pensiero”…


 

Roma – Nessun vilipendio alla religione, nessuna offesa al Cristo: Adel Smith, presidente dell’unione dei musulmani italiani, è stato assolto dal Tribunale di Roma dall’accusa di «vilipendio alla religione cattolica».
I fatti risalgono al 2001, quando Adel Smith, nel bel mezzo della diretta televisiva della trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”, infervorato nei suoi deliri contro la nostra religione e tutte le raffigurazioni iconografiche del cattolicesimo, parlò del crocefisso e del Cristo, come una «raffigurazione di un cadavere in miniatura».
Ieri Massimo Zucchi, segretario dell’Umi, ha spiegato che il tribunale di Roma ha giudicato le parole di Adel Smith “non offensive e rientranti nel diritto della libera opinione e della manifestazione del pensiero”. Si chiude così, con questa sentenza destinata a far discutere, una delle tante farse pro Islam che non smettono mai di stupire. «La decisone del tribunale di Roma dimostra ancora una volta che la giustizia italiana è a corrente alternata – dichiara Andrea Gibelli, vice capogruppo della Lega Nord alla Camera – per tutto ciò che appartiene alla maggioranza culturale in questo paese. Si legittima di fatto un personaggio che in più occasioni ha denigrato la libertà che gli è stata offerta e che invece la cultura islamica, di cui lui è esponente ed espressione, nega continuamente». La sentenza in cui Smith viene assolto dal reato di vilipendio alla religione cattolica apre il viatico ad una serie di interpretazioni che possono innescare reazioni assolutamente sconvenienti da parte di tutti i sostenitori delle religioni musulmane. Non si tratta di credere in un Dio minore o superiore, nè di avallare una dottrina piuttosto che un’altra, perchè in questo caso è in gioco una ideologia, non una teologia.
Permettere a chicchesia di deridere un simbolo sacro che, indipendentemente da come la si pensi, rappresenta la radice della nostra cultura, apre ventagli di possibilità che non faranno altro che inanellare, con conseguenze a dir poco devastanti, numerose e sempre più invasive querelle della identica matrice. L’unico problema concreto, di natura sociale, è che questa sentenza fortificherà esclusivamente i sostenitori dell’islamismo al punto di poter pretendere, sempre con più protervia e con presunto maggior diritto, spazi e diritti inaccettabili. «In passato Adel Smith si era già prodigato in azioni atte a denigrare la nostra cultura – conclude Andrea Gibelli – ed è proprio questa impostazione ideologica a minare il nostro patrimonio culturale che, ancora una volta, non nasconde le derive laicissime».


di Mirco Maggi
La Padania [Data pubblicazione: 06/07/2006]